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La giusta distanza

 

 

 

 

Prendiamo un quadro: voi a che distanza vi mettete per giudicarlo? Io mi metto molto vicina, perchè amo quasi il contatto e perchè mi piace coglierne i particolari. Guardando le piccole sfumature, le imperfezioni, un colore diverso o una forma in lontananza penso di poter definire il tutto. Se mi metto a distanza media la visione d’insieme mi destabilizza.

Il problema è che quando ti avvicini troppo e prendi un particolare in esame, corri il rischio di leggere in maniera alterata le cose.

Ecco: io mi avvicino troppo, prendo solo il meglio, mi concentro sui particolari e mi perdo. Così mi succede in amicizia: mi innamoro di un aspetto di un amica/o e tendo a non vederne più i difetti, ad amplificare il valore assoluto del pregio. Al contrario con chi non mi piace, quando colgo un aspetto dissonante dal mio modo d’essere lo categorizzo come “non ne vale la pena”.

E non va assolutamente bene, perchè per alcuni divento buonissima, per altri cattivissima. A lungo andare mi rendo conto che è come essere miopi, che se per un pò non porti gli occhiali cominci a pensare che tutto ciò che ti ciorconda sia sfuocato. Poi metti gli occhiali, talvolta, quando te lo fanno notare o quando sbatti su qualcosa e allora capisci che forse dovevi ricrederti, o semplicemente trovare la giusta distanza.

E chi l’ha già trovata, mi faccia un cenno.