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Vaffanculo!

L’ho vista la felicità spesso attaccata come cozza allo scoglio della paura.

Come quando ho avuto mia figlia, che per vederla mi son davuta far prima
infilare un ago lunghissimo nella schiena e avevo talmente paura che la voce per dire che avevo paura non mi veniva fuori.
E poi l’ho vista che non c’era gioia più grande.

Come quando ho baciato R. in quel bagno di nascosto al mondo e quel bacio l’ho pagato con anni di canzoni di De Andrè, con gambe escoriate e consapevolezze ustionanti.

Come quando ho aperto la porta a G. E gli ho fatto bere le mie lacrime e ho assaporato la gioia di una rinnovata adolescenza e, bevuta l’aria che mi aveva dato, l’ho trasformata in nuvole di ricordo. Di ricordo che brucia ancora.

Come quando, assaporata la vita in tutte le sue possibilità, in un’America dove da Pollicina mi son sentita poi Golia, nel trasformarmi da ciò che avevo paura di essere a ciò che potevo essere son diventata più che ovunque quel che sono.
A prezzo di paure incalcolabili ho provato gioie che non tutti conoscono.

Come quando inchiodata al dolore di una madre che non voleva vivere, ho dovuto trovare ragioni per vivere a me e a lei e potete giurarci che le ho trovate.

E quindi dico vaffanculo al cinismo da quattro soldi di chi non ha neanche iniziato a vivere, vaffanculo all’arroganza che si veste di sapienza superiore di chi non sa stare al mondo, vaffanculo ai falsi maestri e a tutti quelli che so tutto io e non hanno
messo mai il naso fuori da se stessi, vaffanculo a chi non capisce un sorriso perchè è duro dentro e vaffanculo a me che non dico vaffanculo più spesso.

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In chiaroscuro

Sei davvero esistito Marco mio caro?è cosí che ti chiamavi? non ne sono certa.

Siamo davvero andati insieme a visitare tutte le mostre di Magritte in giro per il mondo?
Eri tu col sacco in spalla che ti offrivi di portare il mio, mentre io compravo panini al McDonald?
Eravamo insieme quando son caduta dal motorino e la notte hai vegliato sul mio trauma cranico?
Fatico a mettere insieme il puzzle.

Finisco per sovrapporti agli altri e alle infinite mie fantasie e agli infiniti viaggi fatti dalla mente e dal cuore.
Fatico a cogliere luci e ombre e a volte il chiaroscuro non arricchisce il quadro ma ne smorza il valore.

Non so neanche se ti ho amato davvero, se abbiamo fatto l’amore o ammazzato il tempo che ci rendeva schiavi. E tutta quella frenesia? quella passione malata? C’era?
Non mi ricordo niente. Che strano miscuglio di ore. Ad un certo punto credo di aver pensato che eri tutta la mia vita. Al rigo dopo eri solo neve sciolta al primo sole.
Se tornassi indietro mangerei piu’ pane e realtà. Che anche dei sogni, come dei ricordi, poi ci si stanca.

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Umani, troppo umani

Come si fa a leggere della nave Costa Concordia senza rimanere sbigottiti da tante domande banali e retoriche?
Ed eccole, sui giornali, su siti di ogni tipo e social network, le informazioni miste a domande: L’isola del Giglio vede la tragedia, ma come ha fatto la nave a procurarsi uno squarcio di 70 metri e come mai una nave di 115 tonnellate era sotto costa e come mai la prua era a Sud se la rotta era a Nord e come e’ concepibile che oggi si muoia per un viaggio in nave come cento anni fa col titatic. Tutti sanno tutto, tutto si poteva evitare. Poi giu’ con le considerazioni sul fatto che siamo un paese alla deriva e la nave e’ come l’Italia, che Dante in tempi non sospetti aveva ben definito: “nave senza nocchiere in gran tempesta…”
Pare siamo rovinati, abbiamo beccato le tre B e ora arriva anche la fine del mondo e allegria portaci tutti via!

Ma quanta banalita’ mista a determinismo, all’illusione che tutto sia controllabile guardando una mappa o seguendo una rotta o osservando le stelle. E altro che oroscopo, previsioni del tempo, studio dei fondi di caffe’ e ripasso dell’andamento monetario degli ultimi cento anni.
La storia insegna, ma solo una cosa: che bisogna vivere e non pontificare, che certe cose si prevedono, ma non tutte e altre si risolvono ma non sempre e trovare la causa non e’ condizione per cambiarne l’effetto.
Non sempre almeno….
Siamo umani, diceva Nietzsche, troppo umani….

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